Apprendere teorie di management studiando con modalità tradizionali è assolutamente corretto. Ma perché non integrare queste modalità con racconti della vita degli “animali” che rimangano impresse nella memoria? Facciamo un paio di esempi emblematici.
John Kotter, uno degli autori di riferimento quando si parla di leadership per il cambiamento, dopo aver scritto diversi volumi sul Change Management, ha scritto un libro dal titolo “Il nostro iceberg si sta sciogliendo”. Indovinate di cosa si tratta? Il racconto narra la storia di una colonia di pinguini che deve superare un momento particolarmente difficoltoso: il territorio ghiacciato su cui vivono si sta sgretolando e i pinguini devono trovare altri territori in cui vivere.
Sembra incredibile ma, tramite una fiaba, Kotter riesce a trasmettere il suo intero metodo di gestione del cambiamento in modo molto coinvolgente e persino divertente.
Parlando di sviluppo personale possiamo fare invece un altro esempio famoso: Richard Bach, nel suo memorabile libro “Il gabbiano Jonathan Livingstone”, raccontando la storia di un gabbiano che voleva emanciparsi dallo stormo che lo considerava come un reietto, trattava, già quarant’anni fa, in maniera fantastica, i concetti dell’autodisciplina, dell’auto-motivazione, della ricerca dell’eccellenza, dello sviluppo personale e dell’empowerment (come aiutare se stessi e gli altri a progredire).
Partendo dalle fiabe di Esopo nell’antichità, fino ai giorni nostri, innumerevoli autori parlando di “animali” hanno parlato agli “uomini”. Ma quando la narrazione riguarda esperienze di vita realmente vissute dalle persone, lo scambio di esperienza aumenta ancora di più.
Aneddoti, racconti di buone pratiche o di scampati pericoli, entrano oggi nelle strategie formative come strumenti capaci di sostenere autonomia, crescita e consapevolezza. Il “saper raccontare” restituisce alla formazione, alla consulenza, al coaching, quella missione di scavo, recupero, creazione che può consentire alle persone di mettere in moto successivi processi di apprendimento.
Le condizioni narrative sono insite nella pratica quotidiana: i corpi, gli sguardi, le voci realizzano le condizioni relazionali e di processo che qualificano le “storie” come possibile “evento formativo”.
Scritto da: Claudio Frasson