Ora vorrei portare l’attenzione sul concetto del “multitasking”. Nelle nostre aziende, ma anche nelle nostre famiglie, la velocità a cui avvengono i cambiamenti ci sta veramente richiedendo di fare più cose contemporaneamente? E’ possibile farlo? Fino a che punto?

Cosa succede alla nostra salute psicofisica, quando energie, attenzione e tempo vengono impegnati/dissipati nel “multitasking”?

Dal mio punto di vista l’unico aspetto veramente “multitasking” dell’essere umano è il fare una qualsiasi cosa (con le mani, con i piedi o con altre parti del corpo) e al tempo stesso pensarne un’altra, tra l’altro mentre i nostri 5 sensi sono attivati simultaneamente.

Dopotutto, non siamo così frammentati; non siamo esattamente come un computer che può far funzionare più soft-ware contemporaneamente per svolgere attività che possono essere completamente diverse tra loro.

Certo, approfondendo il tema si può disquisire sul concetto di attività, sul fare consapevole e inconsapevole, sull’utilizzo del tempo, degli strumenti che abbiamo a disposizione, delle nostre personali risorse e così via.

Magari fino ad accorgerci che il cosiddetto “multitasking” altro non è che un modo nuovo di dire, che viene usato soprattutto dai “media”, per giustificare la frenesia con cui viviamo la nostra vita. Oltre che per venderci l’idea della necessità di dotarci delle più sofisticate “tecnologie digitali” proprio per “essere multitasking”.

Stiamo attenti a non sovrapporre la nostra identità e la valutazione del nostro agire con quella dei robot.

Scritto da: Claudio Frasson

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