24 Settembre 2018

Di questi tempi i diversi modelli di business della PMI, relativi a molti settori artigianali, commerciali, industriali ed anche professionali, dovrebbero diventare oggetto di una profonda rivisitazione e di un eventuale rinnovamento.

Questa necessità è sempre più impellente e sta evidenziando quanto sia determinante imprimere una forte accelerazione nell’attivare gli strumenti di analisi del business e dell’organizzazione dell’impresa. Bisogna considerare lo stato dell’arte attuale, in rapporto alle reali e concrete possibilità di sviluppo futuro delle aziende.

È un’esigenza che riguarda soprattutto le aziende che scoprono di essere in ritardo, rispetto alle necessità di cambiamento che si stanno manifestando ormai da parecchi anni.

La crisi economica ha generato un forte rallentamento del credito bancario, accentuando la selezione dell’approvvigionamento creditizio tra aziende più solide e aziende più fragili. Le difficoltà di molti istituti bancari hanno incrementato, esteso e generalizzato, il calo dei prestiti, interessando purtroppo anche le imprese con fondamentali più solidi.

La mia trentennale esperienza professionale, messa al servizio di migliaia di persone, centinaia di imprenditori e parecchie decine di aziende, mi porta ad esprimere questo mio pensiero sugli aspetti legati al mondo del business, della gestione delle imprese e della loro organizzazione. Temi che ho affrontato spesso, anche grazie al supporto di qualificati partner, nei vari progetti di ricambio generazionale o manageriale, ma ancor più frequentemente in quelli di sviluppo organizzativo.

Nel mio ruolo di business ed executive coach, da quando affianco più intensamente imprenditori e manager nella ricerca del modo migliore di affrontare gli sviluppi futuri delle varie attività che gestiscono, noto in loro un certo disorientamento, quasi un senso di frustrazione, molta tensione e insicurezza.

Difficoltà che essi vivono in Italia, ancor più che in altre parti del mondo, causate prevalentemente dalla “debolezza” e dalla “incertezza” del mercato ma anche, o soprattutto, dalla gestione del “sistema Paese”.

Scritto da: Claudio Frasson

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